lunedì 8 maggio 2017

Recensione “Mystic river"

REGIA:Clint Eastwood
GENERE:drammatico
ATTORI:Sean Penn,Tim Robbins,Kevin Bacon,
Laurence Fishburne,Marcia Gay.


TRAMA


Stati Uniti,anni ‘60,Jimmy Markum,David Boyle e Sean Devine sono tre ragazzi spensierati che sono cresciuti insieme in un quartiere di Boston,giocando a baseball per strada e combinando marachelle.
La loro vita scorreva tranquilla fino a quando il povero Dave non fu coinvolto in qualcosa di orribile che avrebbe cambiato per sempre il loro destino .
I tre amici si ritroveranno uniti solamente venticinque anni dopo a causa di un altro terribile evento:l’omicidio della figlia diciannovenne di Jim.
Mentre le indagini proseguono in modo sempre più intrigato,sia da parte di Sean,divenuto poliziotto;sia da parte di Jim,il quale decide di farsi giustizia da solo giurando vendetta per l’uccisione della figlia adorata,si inizia a sospettare di David in quanto troppo misterioso e meschino.
In un mondo in cui niente è come sembra,in cui tutti i sentimenti,le emozioni,le paure e i peccati umani vengono sepolti nel fiume e nel fiume vengono purificati,ci viene veramente da chiedersi se tutto questo non sia solamente un sogno,un brutto sogno da cui noi aspettiamo impazientemente di svegliarci.


COMMENTO
Film travolgente e profondo,indimenticabile è la scenografia del grande e famoso regista Eastwood e l’interpretazione degli attori Penn e Robbins,vincitori dei premi Oscar nel 2004, rispettivamente come miglior attore protagonista e come miglior attore non protagonista, in quanto  entrambi riescono a tratteggiare due personaggi contrastanti e complessi come pochi nella storia del cinema americano.Jimmy è un uomo risoluto, che si porta dietro il peso degli anni di galera e della morte della  figlia di cui si è sempre occupato in maniera quasi ossessiva; è tanto sicuro di sé quanto dilaniato dal lutto. Il suo dolore è così grande da portarlo persino alla vendetta .
Dave, al contrario, è un uomo introverso, completamente stravolto dalle sofferenze adolescenziali e da quel tragico episodio legato alla sua infanzia. Si vede come un vampiro, come una presenza oscura che cerca di allontanarsi da qualcosa che continua a perseguitarlo. In realtà, crede di dover fuggire da se stesso, di cui non si fida, da quella persona che è diventato dopo l’esperienza che l’ha cambiato per sempre. “Un bambino sfuggito ai lupi, un animale notturno invisibile, silenzioso, che vive in un mondo inaccessibile agli altri, un mondo di lucciole rivelato soltanto da un chiarore appena percepito, svanito nel momento in cui ti concentri per guardarlo”.
Le figure dei protagonisti sono scolpite con nostalgici chiaroscuri,immersi in un mondo plumbeo, in cui l’unico colore che risalta spesso è il blu, da sempre attribuito all’acqua, lo stato della materia più indecifrabile, senza una forma definita e adattabile alle circostanze. L’acqua è  anche il filtro attraverso cui si può percepire la realtà alterandone i contorni, così come le ombre che lasciano intravedere solo una minima parte dell’animo dei personaggi, solo quello che resta della loro natura, ormai segnata irrimediabilmente dal dolore. L’impercettibile zona di demarcazione tra la luce e l’ombra segna quello che siamo, figure dai contorni sbiaditi, che si dissolvono nel buio, a causa del male che penetra nella nostra indole, deformando i nostri valori e spostando, da un lato o dall’altro, il precario equilibrio tra giusto e sbagliato. L’amore e la disumanità possono essere due facce della stessa medaglia se, a causa dell’ambiente e degli eventi che ci logorano, la linea di confine inizia a mondo delle lucciole, come il piccolo Dave che ancora cerca di sfuggire ai suoi lupi.

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